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L'atterraggio a Zivignago è stato uno dei primi in uso nei
voli su Pergine pertanto lo conoscevo bene e potevo atterrare in sottovento
anche con forti venti. Così quando il vento "ibarico" giusto soffiava forte, era
l'occasione per volare in dinamica di pendio al Castello. La collina non è tanto
grande, richiedeva attenzione a non perdere il vento che trovando il pendio,
saliva aumentando di velocità; il grande edificio principale del
castello con mura e torri contribuiva a questo. Un saliscendi continuo volando
un pò di traverso all'asse del vento senza mai dover girare a 180°, per non perder
quota nelle virate, in un
immaginario circuito a otto che mi permetteva di rientrare sempre su
un punto
prestabilito. L'abitudine al volo mi aveva dato molta resistenza alla fatica della guida. Gioiose sensazioni alla vista tridimensionale di quello che
è uno splendido castello, lì, incantato come natura morta ma mantenuto vivo in me
dal ricordo di fiabe raccontate un tempo per farmi addormentare.
Quando la funivia della Paganella era ancora in funzione, ci lasciavano caricare
i delta, bastava aprire un finestrino nella parte anteriore e due o tre ci
stavano. Si partiva dalla parete evitando inconvenienti, (inciampi o colpi di
vento) emozionante decollo, magnifico panoramico volo, tanto da diventare una
classica anche per volatori stranieri. Con Fabio avevamo fatto amicizia con una
coppia di deltaplanisti provenienti dal Brennero, la ragazza era anche brava e
preferiva partire sempre dalla rampa che sovrasta la parete, forse era lenta,
sta di fatto che appena ha messo il naso fuori dalla parete il vento a salire
l'ha scaraventata all'indietro rimanendo sull'orlo per miracolo. Andavamo a
trovarla in ospedale dove subì una riduzione del polso...
In Bondone al Montesel si andava spesso, era comodo arrivarci. Partivamo dalla
parte che guarda Ravina, un posto che, se lo conoscevi lo temevi. In partenza ti
dava vento a salire e appena fuori non c'èra niente, lasciando lo sprovveduto in
uno stallo fatale.
Una
volta con Fabio e Maurizio abbiamo fatto il "Piz de Levec";
una vera fatica arrivarci
ma però poi la partenza era unica...bisogna-va mettere attenzione al punto
di stacco: far bene
quei due passi evitando che l'estremità delle ali, rivolte leggermente
all'indietro urtassero contro la roccia al momento del salto.
Venne il momento del "Vampir I". Un 80% di doppia vela, ad ala
variabile
e flottante. Virava con un angolo di oltre 90° (Windover) molto veloce
ad attraversare le discendenze che si trovano fra un cumulo e l'altro. Avevo
allestito una bussola per entrare in nube quando non era troppo convettiva. In
termica: più sali e più diventa forte l'ascendenza, prudenzialmente mi tenevo
dalla parte sopravento del cumulo per poter sfuggirlo se fosse stato troppo
potente. - L'ascendenza al cumulo sta nella bisettrice tra il sole ed il
vento in quota - Quando era possibile, prima di entrare verificavo con la
bussola la direzione di uscita, tenendomi all' interno dei bordi dove la nube é
chiara. Quando esci, la base cumulo è più bassa, hai maggior percezione della
"profondità di campo", tra la nube e il suolo. Tutto intorno un pulviscolo umido,
con il sole un arcobaleno circolare ti rincorre sempre, restando fuori dal
pulviscolo che poi si condensa, scorgi la tua ombra stagliarsi sul bianco
candore.
Qualche anno prima, andammo a volare in gruppo in quel di Pinzolo al Dos del
Sabion; dopo il decollo si saliva in quota, attraversavamo la valle portandoci
sul costone opposto per poi guadagnare le creste sovrastanti la Val di Genova.
Un giorno di questi le nubi arrivavano a metà montagna, eravamo lì e volammo
comunque. Dopo un po' l'ascendenza divenne più forte..."picchiai" l'aquilone
portando la barra del trapezio fin quasi alle ginocchia ma il delta continuava a
salire verso la nube che nel frattempo si era fatta più ampia. Riuscii a passare
il bordo esterno della nube e sempre in salire mi portai fuori. Colbi, un amico
che mi seguiva, per un momento era sparito. Ci ritrovammo tutti all'atterraggio,
mancava un Francese...Arrivò nel tardo pomeriggio, era stato "aspirato" dalla
nube, fino oltre il monte e dopo un momento di turbolenza, gettato dalla
discendenza in una valle parallela ove a quote più basse la visibilità e le
condizioni erano accettabili anche per l'atterraggio...
In Val di Fassa le funivie si stavano attrezzando al trasporto di delta,
purtroppo ci si abitua anche agli ambienti più belli. Per me che sono alpinista,
volare in Dolomiti, ammirare tutto con il sorriso anche negli occhi, individuare
vie di arrampicata conosciute e volare lungo le pareti del Piz Ciavazes...o dal
Pordoi volare al Catinaccio poi tentare la Marmolada... e' molto bello.
I voli serali col "Barba del Pont", nell'aria tiepida, quietata dal calar del
sole... comodo e sicuro atterraggio al Cirè, un paio di birre, qualche sigaretta,
due chiacchiere mentre ripieghiamo e contenti torniamo a casa. A volte, anche la
vita è così.
Se
vuoi volare sicuro e divertirti di più, studia
la meteorologia |
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